“Dieci giorni di viaggio in India, ho cercato di capirla, ma non ci sono riuscita.“
Era il 2017 quando io e mio marito abbiamo deciso di partire per l’India. Un viaggio che sognavamo da tempo, carichi di aspettative e di curiosità. Ma l’India non è un viaggio per tutti. È un’esperienza che mette alla prova, che scuote e lascia domande senza risposte. È il traffico caotico e incessante, è l’incenso nei templi, il piccante del cibo, il sorriso gentile di chi non possiede nulla ma ti regala tutto. È un Paese che non chiede di essere capito, ma vissuto.
Chi viaggia solo per divertirsi, per collezionare foto o per dire “ci sono stato”, forse resterà deluso. Ma chi viaggia con il cuore aperto tornerà diverso, arricchito, più consapevole e grato.
Viaggiate, non per sfuggire, ma per scoprire. Viaggiate per abbattere i pregiudizi, per comprendere e per imparare ad apprezzare ciò che avete. Perché il mondo non è solo quello che conosciamo, e l’unico modo per capirlo davvero è andare a vederlo con i propri occhi.
Un’immersione totale
Ci sono viaggi che non sono semplici vacanze, ma vere e proprie esperienze. L’India, per noi, è stata esattamente questo: un’immersione totale in una cultura affascinante, complessa, contraddittoria e profondamente spirituale. È un Paese che si vive con tutti i sensi, un vortice di colori, suoni e odori che ti travolge e ti costringe a guardare il mondo con occhi diversi.
La povertà e la dignità di un popolo
C’è chi dice che l’India sia un Paese sporco. E sì, lo è, secondo i nostri standard occidentali. Ma la verità è che la pulizia qui ha un significato diverso. In un Paese dove milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà, la sopravvivenza è la priorità assoluta. Non è colpa loro se non possono permettersi neanche un paio di ciabatte o una medicina per il mal di testa. Viaggiare serve anche a comprendere questo: il privilegio di cui godiamo non è scontato.
Il caos e la bellezza dell’India
L’India è un luogo in cui tutto avviene sulla strada. Uomini, donne, bambini, risciò, biciclette, carretti trainati da asini e cammelli, auto e, naturalmente, le vacche sacre, che hanno la precedenza su chiunque. È un Paese dove l’ordine e il disordine si fondono in una sinfonia perfettamente orchestrata.
Ma l’India è anche emotivamente intensa: la povertà estrema convive con la spiritualità più profonda, le fogne a cielo aperto scorrono accanto a mercati traboccanti di spezie dai colori vivaci, e la morte è presente ovunque, ma mai temuta. Qui, la sofferenza non è vissuta con rassegnazione, ma con una serenità che lascia senza parole. Gli indiani non sono insensibili: accettano la vita così com’è, con la sua gioia e il suo dolore, in una comunione che noi occidentali fatichiamo a comprendere.
Incontro con gli scolari di Sarnath
Durante la visita a Sarnath, uno dei luoghi sacri del buddismo, abbiamo incontrato un gruppo di scolari in gita. I loro occhi curiosi ci scrutavano, sorpresi di vedere degli occidentali da vicino. In un mondo in cui noi siamo abituati a ottenere qualsiasi informazione con un semplice tocco su uno schermo, per loro il contatto diretto con qualcosa di diverso è un’esperienza straordinaria. Mi hanno chiesto di fare una foto con loro e, a mia volta, ho voluto immortalare quel momento: perché viaggiare significa anche questo, incontrare l’altro, scoprirlo e portarlo con sé.
Mama Gange
Uno dei momenti più toccanti è stato il nostro incontro con il Gange. Le persone locali credono profondamente nel suo potere purificatore. Per loro non è solo un fiume: è madre, guaritrice, fonte di vita e di morte. Qui, le cerimonie funebri si svolgono a cielo aperto, con i corpi lavati nelle sue acque e poi cremati su pire di legna, per poi essere restituiti al fiume in un ciclo di rinascita e liberazione. Ricordo il silenzio che ci ha avvolti mentre osservavamo la scena: il fuoco, le preghiere sussurrate, il fiume che accoglie tutto senza riserve.
L’India non è un luogo che puoi capire in dieci giorni, forse neanche in una vita intera. Ma è un Paese che ti entra dentro, che ti lascia un segno profondo e che, nel bene e nel male, non ti permette di restare indifferente.
Bellissimo Carmela ad agosto ci va anche Stefania gli faccio leggere il tuo articolo