“Mosè e il paradosso della disabilità: quando Dio ti chiama proprio attraverso ciò che ti manca”
La Bibbia, il libro più discusso, più letto, più amato e venduto al mondo, ha al suo interno storie di uomini e donne straordinari. Alcuni di loro avevano una disabilità, e nonostante (o forse proprio grazie a) queste fragilità, sono stati strumenti potenti nelle mani di Dio. Una figura che ultimamente mi ha toccato profondamente è quella di Mosè.
Siamo abituate a pensare a Mosè come al grande leader che ha liberato il popolo di Israele, ma troppo spesso dimentichiamo che Mosè non era un grande comunicatore. La Bibbia ci racconta che aveva difficoltà a parlare, al punto da opporsi più volte alla chiamata di Dio per questo motivo. Se Mosè vivesse oggi, potremmo dire che da bambino era un late talker, forse uno di quei bambini che a tre anni ancora non dicono “mamma”. Ma all’epoca non c’erano né logopedisti, né schermi a cui dare la colpa. E, paradossalmente, Mosè era cresciuto nel contesto migliore possibile: educato alla corte del Faraone, circondato dai migliori maestri dell’epoca.
Eppure, questa sua difficoltà nel parlare lo ha accompagnato fino all’età adulta. Quando Dio lo chiama a guidare il popolo, Mosè risponde: “Signore, come puoi chiedermi di parlare per te? Ho un difetto che vorrei tenere nascosto, e tu vuoi che lo esponga davanti a milioni di persone?”. È un momento di umanità profonda, in cui tante di noi possono rivedersi.
Ma qui avviene qualcosa di meraviglioso: Dio non sceglie Aronne al posto suo, nonostante Aronne fosse un oratore migliore. No, Dio sceglie Mosè, e lo rafforza mandandogli accanto Aronne. Perché il compito era di Mosè. Solo lui poteva compiere quella missione. Aronne sarebbe stato il suo braccio destro, il suo sostegno, il suo alleato. Ma la chiamata restava sua.
Questa storia mi ha fatto riflettere profondamente: quante volte pensiamo che Dio, o la vita, possano usarci solo attraverso i nostri punti di forza? E se invece ti dicessi che è proprio nelle tue disabilità, nelle tue fragilità, che si nasconde la vera forza? E se Dio non ragionasse come noi?
Non c’è nulla di male nell’avere una disabilità. Tutti siamo “disabili” in qualcosa, ovvero non abili in ogni campo. Ma abbiamo anche doni unici, e una vocazione personale. A volte Dio ci chiama non nonostante le nostre mancanze, ma attraverso di esse. E quando lo fa, non ci lascia da sole: ci manda persone — i nostri “Aronne” — che ci aiutano, ci completano, ci affiancano.
Allora oggi voglio dirti questo: quello che tu sei chiamata a fare, nessun’altra lo può fare al posto tuo. Dio ha un piano preciso per te, che include le tue abilità, le tue debolezze, le tue forze e le tue fragilità. E tu puoi realizzarlo. Perché in te c’è qualcosa che non si trova in nessun’altra. E questo ti rende unica.
Accogli i tuoi “Aronne”, accogli la tua chiamata. Anche se ti sembra un paradosso. Perché proprio lì, in quel punto di debolezza, può nascere il tuo vero successo.
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